Driscu

Benché nella pittura di Paulina Mihai sorga il segno – sia anche solamente per “la comodità” dei titoli – di un richiamo figurativo o persino di residui di pittoresco, è chiaro che l’autrice non intende mantenere dei rapporti di fedelità con le forme della natura.

Lei si preoccupa di ciò che è stato chiamato il parametro personale organico ed e prima di tutto interessata della coerenza del fatto pittorico, dettato dalla “necessità interiore” della quale parlava Kandinski.

Paulina Mihai prattica una pittura di comportamento; di fatti, in termini bergsoniani, si potrebbe dire che lei si occupasse del “corso della propria persone attraverso il tempo”.

II tempo emozionale dell’esplorazione soggestiva, del “viaggio verso interno” è quello che, a ciò, ripropone le leggi costitutive del quadro. Lo spazio-materia e la materia-memorie sono delle categorie essenziali nella processualità del suo pensiero. È chiaro che I’opzione di Paulina Mihai va verso la freschezza e la spontaneità nell’esecuzione

(la tecnica dell’invenzione, dicevano gli orientali, è solo la tecnica di controllare il caso). Si tratta di una spontaneità che non esclude la concentrazione, l’ordine (si tiene conto anche dell’entropia della natura, ma anche – riflesso di cultura artistica – di quella delle direzioni dell’automatismo e del tachisme); è una spontaneità musicale (la pittura “la sorella della musica” diceva Leonardo), attenta al valore della propria espressività formativa, alle variazioni su se stessa.

La pittura di Paulina Mihai è un esempio del modo nel quale, attorno a ciascuna forma normale, a ogni segno si trova un campo di dispersione che autorizza una importante quantità di variazioni, senza distruggere tuttavia il riconoscimento del tipo di segno; complessivamente appare una specie di messagio sovrapposto al primo messagio.
L’imagine appare come uno sviluppo potenziale di un nucleo espressivo originale, che è proprio la materia del linguaggio pittorico, cosi che I’imagine giunge a confondersi con la struttura e la tessitura.

Questa pittura tiene in gran misura, delle cosiddette “poetiche dell’indeterminazione”; nelle stratificazioni organiche intervengono di solito degli incidenti del tipo faglia o rottura.

Nei lavori dell’ultimo periodo appare più evidente I’attenzione aocordata alla legge della parcimonia, al risparmio di mezzi. Diventa concreto in questo modo, in relazioni certe, di una monumentalità interiore, un pensiero non senza legami con una soluzione formulata gia da Picasso: “Nella pittura moderna, ogni pennellata è diventata un’operazione di precisione, fa parte di un lavoro di orologeria”, ciò che pressupone che mettere una macchia di colore “ti fa porre di nuovo tutto al suo posto in quell’insieme, dipingere di nuovo come per una reazione a catena, tutto cio che si trova intorno”.

I quazzi di Paulina Mihai ricordano la conosciuta ipotesi di Balzac: “iI pittore deve meditare solo con il pennello in mano”; essi si trovano nella zona vicino ai progetti di pittura, nei quali l’azione cosciente di organizzazione architettonica è contro bilanciata da una “percezione delle pulsazioni delle cose”, da un ritmo interno, in cui il controllo e l’improvvisazione si compenetrano.

Mihai Driscu

Versione italiano di Marina Spalas

Broschüre zur Ausstellung in der L’accademia di Romania in Roma
Italia 1981
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